Uno dei capisaldi dell'azione degli Stati Uniti nei confronti di Huawei è il timore che il governo cinese sfrutti le sue apparecchiature di rete per compiere atti di spionaggio e furto di dati personali nei confronti di Paesi esteri. Parimenti, il caposaldo della difesa di Huawei è che non l'ha mai fatto. Gli USA non hanno mai prodotto prove di comportamento scorretto/illegale da parte di Huawei, ma in queste ore è emerso un rapporto che potrebbe creare un precedente molto pericoloso.
I fatti risalgono al 2010, e sono successi nei Paesi Bassi. La società di consulenza e sicurezza Capgemini aveva consegnato all'operatore locale KPN un rapporto in cui si dichiarava che c'era la possibilità che Huawei avesse ascoltato senza autorizzazione le conversazioni di tutti i suoi 6,5 milioni di clienti, tra cui l'allora primo ministro olandese Jan Peter Balkenende e altri numeri sensibili, come quelli sorvegliati dalle autorità, quelli di dissidenti cinesi o quelli di altri politici e diplomatici. Sia i dipendenti olandesi sia quelli cinesi di Huawei, continua il rapporto, avrebbero potuto compiere azioni di monitoraggio.
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Il documento è stato scoperto dal giornale olandese De Volkskrant; interpellata sull'accaduto, KPN ne ha confermato l'autenticità, ma al tempo stesso ha detto di non aver mai accertato un effettivo furto di informazioni dei suoi clienti da parte di Huawei, e che nessun suo fornitore ha accesso non autorizzato, non controllato o non limitato ai suoi sistemi e alle sue reti. KPN, dice il Guardian, aveva richiesto un'indagine a Capgemini dopo che l'AIVD, l'intelligence olandese, l'aveva messa in guarda sul rischio di spionaggio. L'operatore aveva iniziato a usare apparecchiature Huawei appena qualche mese prima.
Nonostante il rapporto suggerisse a KPN di abbandonare Huawei, citando anche il potenziale danno di immagine se fosse stata accertata qualche operazione di spionaggio da parte del governo cinese, l'operatore ha continuato ad appoggiarsi alla società cinese per le tecnologie 3G e 4G LTE, e non ha mai reso pubblico il documento. Per quanto riguarda il 5G, invece, ha deciso di affidarsi a Ericsson. È stato tra i primi operatori europei a farlo.
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Il Volkskrant dice di aver visionato il rapporto di Capgemini, ma non l'ha pubblicato in forma integrale; è quindi difficile, in questa fase, stabilire la natura e la solidità delle accuse. Dal canto suo, Huawei interpellata sull'accaduto ha detto di non essere mai stata accusata da alcuna agenzia governativa di essersi comportata in modo non autorizzato.
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