Fino al 31 luglio in Italia sarà mantenuto lo smart working semplificato. Tra le nuove disposizioni del Decreto Legge 22 aprile 2021 n.52, noto come "Decreto Riaperture" e proroga del decreto n. 52/2021, rientra infatti l'estensione della procedura semplificata di comunicazione del lavoro agile fino al termine di luglio, di pari passo con la proroga dello stato di emergenza.
Lo smart working semplificato, introdotto dal governo con il lockdown di inizio emergenza sanitaria un anno fa e prolungato dal decreto Milleproroghe (convertito nella legge n. 51 del 1 marzo 2021) fino al 30 aprile 2021, è una forma di lavoro agile che non prevede un accordo tra il datore di lavoro e il dipendente.
Fino alla data stabilita, i datori di lavoro di aziende private possono dunque applicare la modalità di lavoro agile a ogni rapporto di lavoro subordinato senza l'obbligo di stabilire un accordo individuale con i lavoratori. Gli obblighi di informativa in materia di sicurezza sul lavoro possono essere assolti online, utilizzando la documentazione disponibile sul sito Inail.
COSA PENSANO GLI ITALIANI?
Non tutti gli italiani apprezzano lo smart working: i fattori che incidono sull'indice di gradimento della pratica del lavoro agile imposta dallo scoppio della pandemia sono numerosi, in primo luogo la cornice domestica e familiare in cui viene svolto.
Secondo il report "Gli Italiani e il lavoro dopo la grande emergenza", organizzato dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro e dalla sua Fondazione, dello smart working gli italiani apprezzano in primo luogo la possibilità di conciliare meglio vita privata e lavoro, (6 volte su 10) ma non gradiscono le difficoltà che possono svilupparsi sul fronte aziendale e sulle relazioni di lavoro conseguentemente alla sua adozione, fino ad arrivare alla disaffezione nei confronti della loro attività lavorativa.
I numeri lo dimostrano: il 16,7% dei dipendenti intervistati considera il lavoro da remoto un "punto di non ritorno" della propria vita professionale. Oltre il 10,7% cercherebbe qualsiasi altro lavoro pur di svolgerlo da casa, mentre il 43,5% si riabituerebbe alla vita da ufficio, ma solo 4 persone su 10 tornerebbero volentieri a lavorare tutta la settimana in presenza. A incidere non è solo il fattore età ma anche la presenza o meno di figli nella vita dei lavoratori.
Dal punto di vista relazionale e di carriera, a patire maggiormente il lavoro da casa sono stati gli uomini (52,4% contro il 45,7% delle donne), che hanno tuttavia guadagnato più concentrazione e produttività, mentre le donne hanno vissuto in modo peggiore l'allungamento dei tempi lavorativi (57% contro il 50,5%) e l'inadeguatezza dell'ambiente domestico (42,1% contro il 37,9%), avvertendo più nitidamente il rischio di perdere interesse verso il proprio lavoro (44,3% rispetto al 37% dei colleghi).
Per quanto riguarda l'incastro più armonico tra vita privata e lavoro portato dallo smart working, a essere meno soddisfatti sono i dipendenti con famiglia, soprattutto le coppie: per il 43% di loro, l'equilibrio è stato minato dalla nuova normalità.
Quanto alle conseguenze pratiche, soprattutto economiche, del lavoro agile, il 71,1% ha affermato di aver ridotto le spese per spostamenti, vitto e abbigliamento, investendo per lo più in consumi legati al tempo libero – anche se un'indagine di SOS Tariffe aveva rilevato una maggior incidenza sui consumi, con un incremento significativo del valore delle bollette – ma il 48,3% lamenta l'uso di attrezzature poco adeguate e il 39,6% l'inadeguatezza degli spazi e delle infrastrutture, come ad esempio la connessione internet.
In conclusione, l'indagine evidenzia un ricorso maggiore all'home working tra i lavoratori qualificati e le grandi aziende (soprattutto del settore terziario, servizi alle imprese, assicurazioni e credito) così come una resistenza legata ad una cultura organizzativa del lavoro ancora improntata su modelli tradizionali.
Il meglio di OnePlus? OnePlus 9 Pro, compralo al miglior prezzo da Amazon a 858 euro.