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Non c'è pace per Apple: dopo essere uscita indenne da una causa intentata in Francia su App Tracking Transparency, funzione di anti tracciamento che verrà attivata con iOS 14.5, l'azienda di Cupertino si appresta a rispondere anche in Germania a un ricorso simile, mentre un'altra class action punta il dito contro la resistenza all'acqua di iPhone.
La novità di oggi riguarda un'altra class action, per la precisione contro l'ambiguità del pulsante acquista presente su iTunes, ma non solo: pare che entro la settimana arriverà ad Apple la sanzione comminata dall'antitrust europea in relazione alle indagini in corso sulla gestione dell'App Store.
UNA CLASS ACTION CONTRO IL PULSANTE ‘ACQUISTA’
Il pulsante "acquista" presente su iTunes sarebbe fuorviante, perché in realtà la piattaforma può interrompere l'accesso ai contenuti in qualsiasi momento. Dunque, non è un acquisto in senso stretto, perché non si ottiene il possesso di qualcosa.
È questa la tesi portata avanti da alcuni consumatori in California, dove in una corte federale di Sacramento Apple starebbe affrontando una class action sul modo in cui gli utenti possono "comprare" o "noleggiare" film, serie tv e altri contenuti su iTunes. Secondo David Andino, uno dei principali attori in causa, la dicitura è fuorviante, perché è già accaduto che Apple interrompesse l'accesso a ciò che i consumatori avevano "acquistato".
Apple ha presentato una mozione per archiviare la causa, che tuttavia è stata in parte rigettata dal giudice John Mendez che si è trovato in disaccordo con la linea di difesa di Cupertino, la quale sostiene che "nessun consumatore ragionevole" crederebbe che i contenuti rimarrebbero sulla piattaforma a tempo indeterminato:
"Nell'uso comune, il termine "comprare" significa entrare in possesso di qualcosa. Sembra plausibile, almeno in questa fase, che dei consumatori ragionevoli si aspettino che il loro accesso non venga revocato. Inoltre, il danno avviene al momento dell'acquisto, perché l'acquirente, a causa del malinteso, potrebbe aver pagato troppo per il prodotto, o forse non l'avrebbe comprato affatto. Un danno economico concreto ed effettivo".
Invece, il giudice ha rigettato l'accusa di arricchimento indebito, ma è possibile che la corte faccia pressioni su Apple perché cambi il modo in cui vende il contenuto sulle piattaforme, magari cambiando o rimuovendo la parola "Acquista".
LE ACCUSE ANTITRUST DELL’UNIONE EUROPEA
Anche l'Unione Europea si muove contro Apple, e pare, secondo indiscrezioni, che entro la settimana arriverà all'indirizzo dell'azienda della mela una sanzione comminata dall'antitrust europea in relazione al ruolo del gruppo nella gestione dell'App Store.
Il caso risale al 2019, quando Spotify aveva accusato Cupertino di limitare la scelta e soffocare l'innovazione inficiando l'esperienza offerta all'utente tramite le proprie policy. Le contestazioni riguardano le commissioni pretese dal gruppo e le restrizioni imposte a quanti non si affidano al sistema di pagamento marchiato Apple.
In pratica, Spotify contesta l'impossibilità di competere con Apple Music, se Apple pretende il 30% degli introiti dalle piattaforme rivali alla propria.
Quindi, Spotify portava avanti tre richieste specifiche: che le applicazioni possano competere in modo trasparente sulla base dei propri meriti e non a seconda di chi gestisce l'App Store; che gli utenti possano scegliere liberamente i propri sistemi di pagamento; che gli store di app non controllino le comunicazioni tra servizi e utenti e non limitino campagne di marketing o promozioni. Come aveva spiegato Daniel Ek, fondatore e CEO di Spotify:
"credo che le aziende come le nostre debbano operare in un ecosistema dove la concorrenza non solo è incoraggiata, ma garantita. Ecco perché, in seguito ad attende considerazioni, Spotify ha depositato una denuncia contro Apple presso la Commissione Europea".
A inizio marzo, la Commissione Europea spiegava di aver concluso il procedimento e di essere prossima a una comunicazione sulle decisioni assunte: secondo le indiscrezioni di queste ore, la scelta sarebbe punitiva, e in questo caso non sarà forse tanto la somma della sanzione a rilevare quanto i capi d'accusa e le imposizioni dell'UE allo store di Cupertino. Vedremo se saranno confermate nelle prossime ore.
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