Il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso un parere negativo rispetto all'ipotesi di impiego di un sistema di riconoscimento facciale prospettata dal Ministero dell'Interno. Il riferimento va a Sari Real Time, ritenuto dal Garante uno strumento privo di fondamento giuridico per quanto riguarda il trattamento automatizzato dei dati biometrici e che darebbe il via ad una forma di sorveglianza definita indiscriminata e di massa.
La posizione è in linea con le perplessità espresse a livello europeo. Recentemente anche Amnesty International si è espressa negativamente questa tecnologia ritenuta contraria ai diritti umani (quello alla privacy nello specifico).
SARI REAL TIME: DI COSA SI TRATTA
La doverosa premessa è che il sistema, pensato per agevolare l'attività di prevenzione e repressione dei reati, non è ancora attivo – e, alla luce del parere del Garante, difficilmente lo sarà a breve. Sari Real Time utilizza una serie di telecamere installate in una determinata area geografica per analizzare in tempo reale i volti ripresi, mettendoli a confronto con quelli presenti in un banca dati, definita watch-list, che ne può contenere sino a 10.000. Se gli algoritmi software individuano una corrispondenza, il sistema invia una notifica alle forze di Polizia. Sari Real Time è una soluzione mobile, installabile ovunque sia necessario soddisfare esigenze di ordine e sicurezza pubblica. Oltre a rilevare e riconoscere i volti, il sistema è in grado di registrare le immagini svolgendo così funzioni di videosorveglianza.
I DUBBI DEL GARANTE ITALIANO
Il primo, fondamentale, dubbio del Garante Privacy italiano riguarda l'assenza di una cornice normativa all'interno della quale strumenti come Sari Real Time si possono collocare. In assenza di norme certe, non bastano le generiche rassicurazioni del Ministero dell'Interno che sottolinea come le immagini dei volti acquisite dal sistema verrebbero cancellate immediatamente. Più nel dettaglio, Sari Real Time permettere di trattare automaticamente su larga scala dati personali sensibili di chiunque si trovasse a passare in una determinata area:
Sari Real Time realizzerebbe un trattamento automatizzato su larga scala che può riguardare anche persone presenti a manifestazioni politiche e sociali, che non sono oggetto di “attenzione” da parte delle forze di Polizia.
I dati personali che rivelano le opinioni politiche godono di una tutela rafforzata che verrebbe superata da uno strumento di videosorveglianza di massa non adeguatamente normato.
È proprio a causa della loro forte interferenza con la vita privata delle persone che la normativa in materia di privacy stabilisce rigorose cautele per i trattamenti di dati biometrici e per particolari categorie di dati (ad esempio, quelli idonei a rivelare opinioni politiche, sindacali, religiose, orientamenti sessuali), i quali devono trovare giustificazione in una adeguata base normativa. Base normativa che non è stata rinvenuta nella documentazione fornita dal Ministero dell’interno.
Un'eventuale normativa sull'impiego della tecnologia del riconoscimento facciale per la prevenzione/repressione dei reati dovrebbe, secondo il Garante, eliminare del tutto la discrezionalità da parte di chi lo utilizza. In particolar modo dovrebbero essere chiari e inequivocabili i criteri in base ai quali i soggetti vengono inseriti nella watch-list, le conseguenze nel caso dei falsi positivi – gli errori nel riconoscimento facciale rappresentano tuttora un altro rilevante ostacolo per l'incondizionata adozione – e le misure adottate per tutelare le minoranze etniche.
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