La ratio che ha spinto Apple a rimuovere i caricabatteria di serie dalla confezione dei nuovi iPhone 12, si sa, combacia con una scelta sostenibile dal punto di vista ambientale e, a distanza di circa sei mesi dal suo lancio, la casa della Mela morsicata si ritrova a fare il punto.
Come esplicitato nell'Environmental Progress Report 2021, il rapporto annuale con cui Cupertino comunica i suoi progressi ambientali (relativo all'anno fiscale 2020), la rimozione dell'alimentatore a muro avrebbe permesso di risparmiare 861.000 tonnellate di rame, zinco e stagno.
Non solo metalli preziosi: adottando questa linea, con un packaging ridotto notevolmente nelle dimensioni, Apple avrebbe risparmiato anche plastica e carta da imballaggio, mitigando non solo le emissioni della produzione, ma anche del trasporto, grazie alla possibilità di inserire il 70% in più di confezioni di iPhone 12 nei bancali da spedizione.
Il cammino verso la la produzione di un packaging interamente sostenibile è stato intrapreso dalla Mela già anni fa: dopo il lancio, nel 2016, del primo iPhone racchiuso da una confezione composta per la maggior parte da fibre, i nuovi smartphone vengono oggi venduti con un packaging composto al 93% da materiali a base di fibre, inclusa la pellicola protettiva del display che sostituisce quella in plastica.
Nel report, Cupertino ha inoltre annunciato di aver ridotto le emissioni di CO2, passando dalle 25,1 milioni di tonnellate del 2019 a 22,6 milioni dello scorso anno, oltre a una diminuzione dell'energia utilizzata di 13,9 milioni di kWh.
Una strategia incalzata, tra le altre cose, dal recente lancio di Apple Restore Fund, l'iniziativa con cui Apple punta a rimuovere dall'atmosfera almeno 1 milione di tonnellate all'anno di CO2 (l'equivalente delle emissioni di 200.000 veicoli) attraverso operazioni quali riforestazioni, creazione di zone umide ed erbose.
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